domenica 11 agosto 2013

IL GREGGE, NELL'ISOLA, È TRA LE FIAMME. E I PASTORI ( I VESCOVI ) ? ASPETTANO IL PAPA ! (!)

La Conferenza Episcopale Sarda (d'ora in poi CES) si è da poco riunita per coordinare l'imminente venuta del Papa a Cagliari (prevista il 22 settembre prossimo). Intervistato, uno dei Prelati ha anticipato i momenti peculiari della visita (l'incontro con i giovani e coi lavoratori), risaltando l'indubbia boccata d'ossigeno che il Pontefice offrirà alla provata speranza del nostro Popolo.

Parole sante, fratello Episcopo!”, mi vien da dire in tutta franchezza.

Infatti, più in là del titolo volutamente ironico (in effetti il Papa non centra con questa riflessione), son felice anch'io della visita del Pontefice e non dubito che sarà un'occasione di festa e di speranza.

La fraterna venatura ironica (del titolo) è invece rivolta ai nostri cari (il “cari” è senza ironia) Vescovi della CES, i quali, a mio avviso, dovrebbero pronunciarsi pubblicamente e con dichiarata fermezza di fronte a precise situazioni che crocifiggono il territorio dell'Isola e delle sue Genti.

Un chiarimento mi sia concesso. Non sono favorevole a una Chiesa in perenne piede di guerra, che abbia sempre e solo da ridire su tutto e tutti, intromettendosi in ogni piccolezza che non le riguardi. Ancor meno faccio tifo per una Chiesa con “pretenziose ingerenze morali e sociali" in combutta col Potere a fin di veicolare a tutti i costi alcuni dei suoi pur nobili valori (ma allo stesso tempo impedita nel denunciare altre beghe di quel medesimo Potere ad Essa vincolato)  .

Gesù stesso ci ha indicato il modello con cui identificare la sua famiglia ecclesiale: una comunità povera, vicina ad amici e nemici; naturalmente predisposta alle persone emarginate; libera da ogni potere; umile, debole nei mezzi; apertamente cosciente della propria fallibilità comportamentale; coerente nei principi evangelici e comprensiva con chi non li condivida; tenera e misericordiosa come lo è Dio con ognuno di noi; efficace nella carità vissuta con normalità, fatta di gesti quotidiani abbelliti dalla discrezione. Così visse Gesù con i suoi discepoli e discepole. Così vissero le prime Comunità cristiane (cfr. Atti 2,42.44-48; 4,32-35); così vissero milioni di cristiane e cristiani in questi duemila anni.

Quanto appena espresso non stride con una Chiesa che al contempo sappia denunciare, al momento opportuno, con la chiarezza e la forza della “parola disarmata” (e dell'esempio), situazioni puntuali che offendano sfacciatamene la vita umana. Non importa che sia voce inascoltata, isolata o perseguitata; importa che la sua voce sia balsamo per coloro che, impotenti, soffrono le prepotenze decretate dal potere costituito o da chiunque altro.

Anche Gesù fece così. La sua quotidianità fu talvolta scandita dai conflitti coll'ipocrita tracotanza dei Potenti, dall'indignata cacciata dei mercanti dal tempio (cfr. Gv 2,14-16).

La nostra Isola è invasa da molti... troppi mercanti che da molto... troppo tempo, traggono torbidi profitti dal Tempio di Dio (cfr. 1 Cor 6,19). Occorre che i Pastori lo gridino con tutti i crismi della sana e santa indignazione. Come non farlo quando un intero Popolo languisce tra dolorose e dolose fiamme? Come non mettere il grido al cielo quando un Magistrato ci svela uno Stato che per anni ha ridotto i nostri spazi a mortali laboratori a cielo aperto e ad abusive discariche per micidiali residui bellici, attraverso i famigerati poligoni di tiro? Come non proferir parola quando - col permesso comprato dallo Stato Italiano -  Nazioni e Industrie (ab)usano l'Isola quale teatro d'armi spesso consumate fra i Popoli più miseri della terra (i conflitti del civile Occidente si combattono solo in Paesi segnati da povertà - da noi stessi bellicamente forniti -, tanto da creare un macabro sillogismo tra affari e violenza)? Come poter star zitti di fronte all'acquisto dei rapaci F-35 (fior di milioni sborsati da un Governo che, vista la crisi, si sente legittimato a chiedere aspri sacrifici ai propri sudditi) mentre la Sardegna è assetata dei molto più economici e utili Canadair? Come star zitti davanti alla grottesca Buffonata Tricolore (finanziata dalla Regione con un contributo di 75mila euro) esibita sulle ceneri di una Terra in lutto per le fiamme, che si è vista dimezzare i fondi per la lotta-incendi? Come non pronunciarsi davanti a una Giunta Regionale vergognosamente complice di spregiudicate (e non simbiotiche) iniziative industriali ed edilizie, atte a ridurre sempre più a pattume il nostro già martoriato (inquinato) suolo, dietro la ritrita chimera dei posti di lavoro?

Credo che solo denunciando tali misfatti i Pastori possano onorare appieno il loro appellativo: Vescovo. Un termine (dal greco episcopos) che indica: il custode, il supervisore, il protettore, il pastore “che guarda a una a una le sue pecore, le rispetta e chiede rispetto per loro (Giuseppe Goisis, " Vescovi, non funzionari”, Fonte Avellana, 19-21 Aprile 2013).

Non ho dubbi circa la sensibilità dei nostri Vescovi della CES e sul fatto che portino avanti innumerevoli azioni belle, buone, efficaci, “beneficando e risanando [molti]” (Atti 10,38), con quello stile semplice di chi sa fare il bene nel nome di Gesù, senza suon di fanfare.

Ma a volte non basta. È lo stesso Maestro a ricordarcelo, come già sopra. Ci sono momenti in cui il Pastore deve "frapporsi fisicamente" e con la faccia dura (cfr. Ez 3,8; Lc 9,51) tra i lupi e il gregge, costi quel che costi (cfr. Gv 10,11-16). Questo è ciò che fece il fratello vescovo Oscar Arnulfo Romero, ucciso in odio alla fede per aver difeso il Gregge da Poteri di morte; questo è ciò che fa il fratello vescovo Pedro Casaldàliga, la cui vita è minacciata per difendere gli schiavi del Brasile; questo è ciò che fecero e fanno alcuni Vescovi italiani contro la letalità delle mafie; questo è ciò che fanno altri Pastori, nel mondo, di fronte a situazioni di grave portata.

Perché, se i Pastori taceranno, saranno le stesse pietre a... gridare (cfr. Lc 19,40).

Penso alle pietre così antiche e solenni della nostra Terra. Chissà, esse sapranno far scaturire dal limite della loro granitica sopportazione, aneliti di liberazione (non violenta) dagli atteggiamenti anti-etici di coloro che, supportati da una legalità manipolata, infliggono con inaudita spregiudicatezza, ogni tipo di azione abusata sulla carne dei deboli, solo perché nessuno...  glielo impedisce.

Ignazio Cuncu Piano.