venerdì 28 marzo 2014

LA BELLEZZA DI... SARDEX

Ci ho messo un po' a decidermi sul titolo. Avevo pensato a (titoli quali): “Il successo del metodo economico Sardex; la scelta vincente del metodo Sardex; il profitto di Sardex; i vantaggi di Sardex; la convenienza economica di Sardex”. Ha prevalso il termine "bellezza"; a prima vista poco aderente ad un argomento dal sapore monetario. Si potrebbe infatti obiettare che una riflessione di tale indole gradirebbe sostantivi quali: “vantaggio, convenienza, concorrenza, profitto”.

Non sono d'accordo. L'economia non è solo “dare e avere”; è innanzitutto una questione di estetica1.

La vita, si sa, è fondata sull'Estetica e in Essa è contenuta. Servire l'estetica, la bellezza, la bontà quindi l'utilità (ovvero: quel dinamismo che permettere ad ogni uomo e donna, di poter godere abbondantemente dell'estetica della vita), è fondamentale missione dell'arte di amministrare la casa.

La peggior tragedia dell'umanità, oggi, trova le sue radici - guarda caso - proprio nella scissione tra: bellezza, bontà e utilità. Principale artefice ne è stato il vorace sistema economico occidentale. Il pensiero filosofico che ha supportato i principi della Rivoluzione Industriale e dell'economia Capitalista-Liberista (d'ora in poi: CL), ci ha sospinti - con esito! - verso una visione disconnessa e contrapposta di questi imprescindibili ed osmotici piedistalli dell'esistere. I drammatici risultati della micidiale manipolazione sono sotto i nostri occhi e... sopra le nostre vite!

Quando bellezza, bontà e utilità sono separate e contrapposte, la vita viene sopraffatta e annientata. Si tratta di un assioma che non ammette eccezioni... nemmeno in economia.

Quest'inscindibile trilogia (per me, credente, fruite dalla stessa vita-dallo stesso Autore), porta ad una triste conclusione circa l'economia imperante: il CL (col suo incontrollabile delirio di “denaro per il denaro ad ogni costo”) è intrinsecamente non-umano. Per far coerenza coi propri principi, necessita infatti contrapporre: bontà, bellezza, utilità. Se ne desume che esso contenga nel proprio DNA la neccessità dell'esclusione e dell'affossamento di gran parte della popolazione.

Detto in altri termini: non esiste un CL onesto, buono. E nemmeno utile, visto che il concetto di utilità universale è l'unico che sappia mettere in essere ad un'economia che si consideri tale.

Sia chiaro che non ce l'ho col capitale2 in se', ma con l'uso (accumulativo ed escludente) che ne fa il Sistema imperante.

La crisi dell'economia, oggi, è sostanzialmente la crisi di un CL che si sta avviluppando in se stesso: una tigre ferita a morte che corre all'impazzata calpestando ciò che incontra; che prima di trarre l'ultimo respiro emana i più terrificanti ruggiti; che s'illude di salvarsi uccidendo chi gli sta intorno.

Si tratta di un'evidenza alla portata di tutti; il resto è retorica scritta su cartastraccia. Anche la Politica lo sa; ma stenta ad ammetterlo, ridotta com'è a mendicare l'annuenza della Tigre“ per poter fare ciò che vorrebbe” (cf. Zygmunt Bauman, Quel futuro conteso da mercati e Stati-nazione, La Repubbica, 08/06/2012). E così vaga nel vago, fingendo di risolvere i problemi della gente, ma in realtà costretta al meschino gioco del Re Nudo, per timore che “La Tigre” la punisca con ferocia.

Ma non siamo al crepuscolo. Tutt'altro. In mezzo a luci che si spengono e volgono a notte, ce ne sono altre che si accendono e che pian piano fanno nuovo giorno. Si tratta di luci disseminate nell'Umanità, ancora molto anonime ma efficaci, in gran parte scalzate dai media fagocitati dalla... Tigre. Si tratta di germogli che crescono - silenziosi ma in piena linfa – nel sottobosco dell'ombrosa giungla in decomposizione dell'attuale sistema.

Mi riferisco alle numerose iniziative che - forse inconsciamente - stanno restituendo connotazioni proprie al volto dell'economica. Iniziative rivoluzionarie, sostenute da un'efficace inte-ligenza monetaria, iniziative che paradossalmente - o no? - sorgono in ambiti umani caratterizzati da estremo disagio economico; iniziative che stanno ridando dignità ad intere famiglie sferzate da povertà e miseria; iniziative che fanno giustizia alla semantica del bistrattato termine “crisi” , brandito da molti soltanto a mo' di mero spauracchio (crisi, dal greco krino: separare il grano dalla pula, discernimento, scelte nuove, soluzioni nuove, esito).

Fra queste (iniziative), mi piace citare il sistema economico Sardex (d'ora in poi: Sx). Forse denominare “sistema economico” quest'efficace microcredito sorto (nel 2006?) dall'iniziativa di quattro giovani sardi (Giuseppe e Gabriele Littera, Carlo Mancosu e Piero Sanna) a qualcuno potrebbe sembrare eccessivo. Mah! Non vedo perché un progetto capace di risollevare - oltre che economia locale e lavoro – l'autostima e la dignità di tante persone, debba essere ghettizzato con appellativi altri e minimizzanti!

Abituati come siamo a considerare il peggio come fosse il meglio pur sapendo che non lo è, può farci buon gioco concentrare l'attenzione sul “rovescio del rovescio”, a mo' di saggi cercatori di rare perle, piccole ma preziose, coltivate in mezzo ad inutili ferrivecchi cromati. Forse ci accorgeremmo che sistemi economici quali Sx, l'Economia di Comunione, la Grameen Bank, i 17 circuiti di moneta complementare del Belgio, la sterlina ecologica di Brixton, la Banca Wir (la moneta alternativa svizzera fondata negli anni '30 a cui s'ispirarono gli ideatori di Sx) et alii... , mettono in luce, per contrappasso, tutta l'anima antieconomica (non utile) del CL.

Ma torniamo a Sx. Certo non saprei spiegare tutti i dettagli tecnici di questa banca senza interessi (un assortito di servizi e moneta virtuale interscambiati fra gli utenti), ma ne vedo i buoni frutti (“dal frutto si riconosce l'albero”, disse una volta un Tizio – cf. vangelo secondo Luca 6,43-44). Per frutti intendo le più di 600 imprese isolane in felice ripresa. Imprese fino a poco fa vocate al declino, asfissiate dal peso della crisi indotta e dai perversi meccanismi bancari, possono ora respirare attraverso i polmoni di un sistema economico dall'apparenza - ma è solo apparenza! - naif.

Col sistema Sx: “A parte benzina, farmaci ed energia elettrica, [si può] comprare tutto, sia beni che servizi. E quindi alberghi, dentisti, falegnami, elettricisti, meccanici, consulenti di marketing, sale congressi, corsi di lingua inglese, pubblicità sui giornali locali, vestiti, mobili, ristoranti e persino la connessione internet. Oltre al cibo, vino e carni, tutto rigorosamente sardo” (Riccardo Luna, Vivere bene senza denaro, La Repubblica, 23/01/2012).

Il sistema Sx è del tutto legale; non scalza l'euro (anzi: lo umanizza, ergo lo valorizza), che viene utilizzato sia per pagare le tasse, che per le transazioni esulanti o non previste (dal sistema Sx).

Ambiti internazionali (e, m'immagino, anche gli scagnozzi della Tigre) osservano con attenzione la positiva esperienza economica sarda.

Sx è un sistema economico che mette al centro la persona e la sua dignità. Come? Attraverso il metodo dell'eticità, della fiducia, della solidarietà: valori insiti al... camminare e crescere insieme. Strano no? Eppure questi treppiedi della convivenza umana, fanno la base identitaria di ogni economia. Il sistema  prevede che: “Per andar bene io, devono andar bene gli altri”. È anche per questo motivo che quando un'impresa della rete Sx vacilla, le altre intervengono in suo sostegno; con buona pace di chi sostiene che l'eticità e la solidarietà non si possono mangiare (cf papa Francesco, Evangelii Gaudium, 57)!

La coerenza di Sx si evince anche da scelte che escludono interazioni con entità finanziarie di altro tenore etico, e con industrie impegnate nella fabbricazione di armi. Superfluo spiegarne i perché.

Ma a mio avviso il valore aggiunto di Sx, va ben oltre il semplice fatto economico; va oltre lo stesso Sx. attraverso questo sistema si sta promuovendo un nuovo stile di vita, una nuova metrica nel rapporto economia-vita. Per me, credente, Sx, in un certo senso, mette in prassi il principio cristiano (che è pure patrimonio di società tribali per fortuna non ancora... civilizzate) della Comunione dei Beni : “Chi aveva proprietà […] ne faceva parte [agli altri],secondo i bisogni di ciascuno”(Atti degli Apostoli 2,45). La gestazione di questo nuovo stile di vita , se coscientemente assimilato quindi impresso negli animi, potrebbe evolversi e ridondare in un sano contagio verso l'economia più "macro",  anche nella non auspicata eventualità che il sistema Sx venisse a decadere.

Non so se ho esagerato in apprezzamenti. Forse no!

È molto probabile che i fondatori di Sx non s'intronfino per tanto buon esito, considerandosi  normali cittadini a servizio dei cittadini. E vada bene così! Ma noi, noi che osserviamo dal di fuori, siamo invitati (dal buon senso esistenziale) a ringraziare e riflettere circa la bellezza, la bontà e l'utilità di questo metodo. È quasi (o senza quasi) un dovere. Soprattutto lo è per noi Sardi: ci stiamo rendendo conto di questo ed altri coloriti fiori che ci germogliano in casa?  Tutte iniziative - bada bene! -  portate avanti con quotidiana positività, con impegno reale, senza fatesche bacchette magiche.

L'ordinaria straordinarietà di Sx sta rimettendo in essere un dinamico assioma sociale caratterizzante le primitive genti sarde (e, in fin dei conti: tutte le società primitive del bacino del mediterraneo e non solo), ove l'essere persona singola è in simultanea-vitale relazione con il gruppo di appartenenza (essere, equivaleva ad "essere-con gli-altri, anche in ambito economico).

L'ordinaria straordinarietà di Sx, riafferma a mio avviso una costante nella lunga e articolata storia dell'Isola: povertà e miseria - contrariamente al pensare comune -  sono state, in genere, conseguenze di meccanismi economici imposti da oltremare. Meccanismi perversi o semplicemente a noi non consoni, che quasi sempre hanno scalzato autoctone abitudini (economiche) dignitose ed efficaci 3.

L'ordinaria straordinarietà di Sx, quindi, non è l'eccezione che conferma la regola circa un Popolo affetto da “ancestrale-granitico immobilismo” (idiota, quanto falso e nefasto luogo comune!), ma l'ennesima dimostrazione della nostra “inconsapevole capacità creativa”. Sì, inconsapevole e sminuita (da noi stessi, s'intende). È questo il nostro peggior difetto. Prendiamone atto per favore e... buttiamolo a mare con gioiosa determinazione! Ci farà tanto bene.  Sardex docet!

                                                                                                                      Ignazio Cuncu Piano.


1  Estetica intesa come: capacità di contemplare (cogliere in profondità, guardare con positività) ed accrescere la bellezza di ogni uomo e donna, del cosmo e della vita tutta;

2  altro esempio di capitale umanizzato è la “Economia di Comunione”. Sorta nel 1991 in Brasile (dall'intuizione di Chiara, Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari), ha fatto del capitale il propulsore di un'adeguata retribuzione agli operai, dell'incremento dei posti di lavoro e dell'aiuto a famiglie e persone in necessità. Ad oggi si contano oltre 850 imprese (più altre 100 in empatia) dentro le quali si respira un nuovo stile impresariale, fatto di solidarietà, di valorizzazione della creatività di ognuno e di abbondante soddisfazione dei legittimi bisogni (personali e familiari) degli operai e delle operaie;
 
3  la Sardegna, prima dell'imposizione delle nefaste leggi economiche sabaude, è caratterizzata da un'economia (autoctona e funzionante) che antepone il bene della comunità al profitto privato (cf. Omar Onnis, Tutto quello che sai sulla Sardegna è falso, Arkadia Editore, 2013, pp. 16.73.107).

martedì 25 marzo 2014

COMO CORDERITOS EN EL REGAZO DE DIOS (cfr. Is 40, 11)

PROEMIO.

Ya pasaron alrededor de cinco meses desde cuando algunas hermanas y hermanos del “Movimiento Camino” de Santiago del Estero (R. Argentia) me solicitaron a que redactara el pròlogo del libro que se aprestaban a editar: “Un camino para las Personas divorciadas, separadas y en nueva uniòn” (el tìtulo que lleva el libro, también refleja la tarea del Movimiento).

Bueno: una vez màs deseo expresarles... ¡ rebosante gratitud !

Mi gratitud no estriba tanto en el privilegio que se me otorgò en pro de redactar el pròlogo de un libro (¡ pues, ya me hallarìa en el àmbito de la jactancia!), sino en haberme despertado a la memoria recuerdos inolvidables, pues imborrablemente sedimentados en mi corazòn. Me refiero a los muchos... intensos... maravillosos... dolorosos... conmovedores y resucitadores momentos compartidos en Retiros y Encuentros con tantas hermanas y hermanos desgarrados por el drama del fracaso conyugal; los cuales, pese a todo ello, tomaron la opciòn de seguir caminando con y... en el Emanuel: “Dios-con-nosotros” (cfr. Mt 1,23).

Y, ya sabemos: nuestro Dios, por esas paradojas tan frecuentes de su Amor Misericordioso, fortalece sus deseos de andar-estar con nosotros (para sostenernos (servirnos), envolvernos de ternura y consuelo) justo cuando la vida... màs nos desampare.

PRÒLOGO DEL LIBRO “Un camino para las Personas divorciadas, separadas y en nueva uniòn” .

La publicaciòn del siguiente pròlogo en mi blog , quiere ser un homanaje a quienes fundaron “Movimiento Camino”; a los que estàn comprometidos en su persistencia; a las mujeres y a los hombres que cruzaron sus vidas con la del Movimiento (el cual de ellos recibe la vida).
                                                                                              
                                                                                                      ¡ Un abrazo grande a todas/os !


"EL ESPÌRITU SANTO Y NOSOTROS..." (Hch 15, 28 a)                                          26/11/2013

Cuando “Movimiento Camino” (de ahora en adelante, MC) se aprontaba a hacer sus primeros pasos, alguien, con ademàn preocupado y en total buena fe, me hizo presente que “¡ese grupo [sic. MC] surgiò fuera de la Comunidad Eclesial!”, en referimiento de que no habìa nacido en el seno de una parroquia y no hubo aval de presbìtero alguno. No fue asì, gracias a Tata Dios, al Derecho Canònico (cfr. 299 - §1) y a la presurosa atenciòn del hermano Obispo (de Santiago) Francisco, cuya presencia en nuestros retiros espirituales fue el bàlsamo derramado en las llagas de sus participantes. Asì como sus aportes en algùn encuentro de formaciòn/coordinaciòn, que redundaron en beneficio de nuestra decisiòn para seguir andando un camino que se pronosticaba atrayente e intricado al mismo tiempo.

Con la sosegada retrospectiva de los años que transcurrieron (el movimiento ha sido fundado en el 2005), me atrebo a afirmar que la gènesis de MC, otra cosa no fue sino el enèsimo y bien logrado fruto de una de las màs felices intuiciones del Concilio Vaticano II: la recuperaciòn del protagonismo de los Laicos, asì como se lo vivia, con toda naturalidad, en la Iglesia de los primeros siglos. Un protagonismo - cuando consubstanciado con madurez y libertad amante - que sabe hacerse activa y provechosamente dòcil al soplo creativo del Espìritu, el cual “previene y gesta” toda iniciativa de amor en nuestros corazones.

¡Asì es! MC ha sido engendrado por el Espìritu y por una esigua comunidad de Laicos, àbiles en leer los signos de los tiempos; con osado desafìo y la fecunda impotencia de quien es cierto que “para Dios, nada es imposible” (Lc 1,37), quisieron adentrar una realidad entre las màs dolorosas de la humanidad y de la Iglesia: el drama de las personas separadas, divorciadas y en nueva uniòn.

Un drama que paradojicamente, en razòn de factores emocionales, prejuicios y malentendidos doctrinales, se torna aun màs agudo para quienes, desde esa situaciòn, quieren seguir un camino autèntico de fe. Las cristianas y los cristiano separados, se sienten a menudo marginados eclesiales y en definitiva... marginados por Dios.

MC ha nacido para trasmitirles - a estos hombres y mujeres - un mensaje tan esencial cuan dificil en su asimilaciòn real: que la verdad es otra. Ellos... ustedes, hermanas y hermanos separados, son parte viva del Cuerpo Mìstico de Jesùs (la Iglesia); son esposas y esposos de Jesùs ¡y ese matrimonio no fracasarà (cfr. Os 2,21-22; Is 62,3-5.12) ! Ustedes son “la Carne herida de Cristo”, como ama decir nuestro hermano Obispo (de Roma) Francisco. Ustedes son aquellas/os que Dios quiere abrigar en su regazo con la ternura visceral de una mamà (cfr. Is 49,15; 66,13; Sal 131,2; CIC, 239). Pues, si asì no fuere, se vendrìa abajo el fulcro mismo de toda la Historia Sagrada, o sea: Dios anhela ardientemente cobijar en el “centro” de su Amor Misericordioso, a quièn se siente fracasado, confuso, desolado, equivocado, arrebatado por el siniestro misterio de la existencia.

MC tuvo la humilde ambiciòn de querer ser ese rostro de Dios para estas personas; y por cierto lo logrò, a sabiendas de que sus muchas limitacione frente a la amplitud de la problemàtica enfrentada, iban a ser colmadas por la soleada sombra del Espìritu Santo (cfr. Lc 1,35).

MC recibiò al mismo tiempo mucho de cada persona que lleva la cruz de la separaciòn: nada menos que el honor - ¡y què honor! - de acariciar las heridas del Maestro resucitado (cfr. Jn 20, 25.27-28). Pues Dios mismo, en la Humanidad crucificada  y resucitada/glorificada del Hijo, manifiesta su deseo irrefrenable de hacerse solidario (ib. 19, 28b; Mt 11, 28) con la humanidad doliente y desgarrada por los dramas afectivos, al punto de identificarse con ella: “Estuve en el dolor a causa de mi separaciòn, postrado por el fracaso del màs hermoso sueño de mi vida; me sentìa culpable por ver a mis hijos sin la càlida seguridad de un nido, ... , y te arrodillaste delante mio para enjuagar mis Làgrimas, acariciar mi Rostro” (cfr. Mt 25,31-40) .

Me complazco sobremanera imaginando que con mucha probabilidad, van a ser estas las palabras que MC irà escuchando - de la boca del mismo Esposo (Jesùs) - en las Bodas Definitivas, durante el regodeo interior del convite parusìaco ya empezado en el ahora de la redenciòn (cfr. Is 25, 6-10). 

¡Dios se lo pague, hermanas y hermanos divorciados!

 
                                                                                      Hermano Ignacio Cùncu Piàno hm