Accusare una persona, un popolo o un governo di genocidio è una cosa grossa. Prima di lanciare quest'enorme macigno c'è da pensarci bene; soprattutto bisogna avere “ prove fondate”. Quali, per esempio? Quelle che la storia ci ha offerto più volte con macabra coerenza, insegnandoci ad inquadrare quest'abominevole azione nell'ambito di principi propri, scostanti dalle pur ripudiabili guerre (convenzionalmente intese) o da altre forme di attentato alla vita umana.
Dopo l'agghiacciante esperienza della Shoah (simbolo di tutti i
genocidi), le Nazioni Unite si sono sentite in dovere di classificare
gli aspetti specifici del genocidio: per poterlo individuare senza
ambiguità, prevenirlo, o per lo meno sanzionarlo. Nel 1948, si
approvò la seguente definizione:
“ Per Genocidio s'intende ciascuno degli atti seguenti, commessi
con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo
nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale: uccisione dei
membri del gruppo; lesioni gravi all'integrità fisica dei membri del
gruppo; il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni
di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o
parziale; misure miranti a impedire nascite all'interno del gruppo;
trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro”.
Pur trattandosi - secondo molti - di una definizione incompleta
(ci sarebbe da aggiungere, ad esempio: la discriminante culturale,
politica, economica), il concetto base è chiaro.
Il genocidio reca in se' un'efferatezza elaborata in
modo quasi-scientifico; una specie di sterminio da laboratorio, ora
palese ora occulto, a seconda delle convenienze di chi lo metta in atto.
Nel presente storico abbiamo acquisito una discreta intelligibilità
circa il genocidio manifesto. Non così per quello indiretto,
occulto, propinato in piccole-camuffate dosi (più difficile da
decifrare).
Alcuni - con ragione - definiscono le morti per gli abusivi rifiuti
(tossici) nella Campania, come "genocidio indiretto", visti gli effetti che quest'azione criminale sta innescando in
quelle Popolazioni. Come non essere d'accordo? Chi
commette azioni di tale portata, consapevole
ma incurante degli effetti, provoca genocidio. Perpetrato da chi, in questo caso? Dalle Mafie e da uno Stato connivente, che fa il finto tonto di fronte a tale delitto a cielo aperto!
Mi chiedo: se per assurdo il 70% dei Campani, nel giro di 20 anni
lasciasse la propria regione per sfuggire a quest'immane tragedia,
staremmo parlando ugualmente di genocidio? Forse sì. E ancora: a chi
farebbe comodo tale ipotizzato esodo? Nell'immediato: ad alcuni. A
lungo termine: a nessuno. Un genocidio è sempre una traumatica
amputazione per l'Umanità, una perdita senza ritorno.
L'episodio campano mi richiama un quesito analogo: le
operazioni che da più di 50 anni si svolgono, sotto Segreto di
Stato, nei famigerati Poligoni Militari della Sardegna, sono
in linea con la pratica del genocidio indiretto con complicità di Stato? Anche in questo caso i fatti direbbero di
sì.
Abbiamo uno Stato truffaldino, lo sappiamo (vedi caso Ilva, p. esempio) e ne siamo più o meno - sig! - assuefatti; mi riesce però difficile immaginare uno Stato che premediti l'eliminazione (per morte e per esodo) delle popolazioni limitrofe a quei Poligoni. Eppure il genocidio è in atto. Tutto ciò fa sospettare che in certi casi - come il nostro? - la linea di demarcazione tra certi addestramenti di guerra e i... crimini di guerra, non sia poi così netta.
Alcuni affermano che bisogna andar cauti prima di sbilanciarsi in
simili sospetti. E a che pro? A che pro tanta cautela, quando nei
villaggi adiacenti al Poligono Interforze di Quirra i
giovani muoiono, gli aborti spontanei sono frequenti, bambini e
animali nascono malformati, la gente ha paura, talvolta è minacciata
(da chi?), alcuni pensano di andare a vivere altrove, un Magistrato ha svelato le cause di tanto disastro? A che pro tanta cautela
quando sappiamo che in quelle aree non si testano macchine agricole,
ma prodotti mortali per antonomasia? A che pro tanta cautela quando
sappiamo che su quel suolo stuprato si paga il prezzo di un ciclopico
giro di affari - quello delle armi - protagonizzato (con la ben
remunerata - e al contempo inerme - complicità dei Governi) da potenti Multinazionali?
E dal Governo Italiano... quale risposta? Lamentevole. Bugiarda,
fredda, quasi-cinica: “cumment'e chi mmai!” (come se niente
fosse!), si dice in lingua sarda. La superbia di chi si sente padrone
e signore di un servaggio da disporre a proprio piacimento, senza
dover rendere conto a nessuno.
In questa torbida vicenda rimane ancora qualche
barriera da superare: la persistente omertà di una parte della
popolazione, ancora illusa circa i benefici tratti da quelle Basi. Ma la presa di coscienza cresce; forse non con la dovuta rapidità, ma cresce. Sono sempre più numerosi coloro che con dignitosa indignazione
affermano che “tre posti di lavoro scarsamente remunerati e la vendita di qualche chilo di arance”
non possono valere la malattia e morte di tante persone, il dolore
delle famiglie; in definitiva: la distruzione di un intero territorio, di un completo ecosistema e della
propria... Carne (la gente che vi abita).
I gravissimi fatti cui sopra, in un tessuto sociale e politico retto dal Diritto a tutto tondo, confluirebbero nella crisi di Stato, nell'implosione di Governo, nelle dimissioni di massa di chi è direttamente coinvolto, nell'incriminazione di molti, nello scandalo
internazionale. Niente di tutto ciò è accaduto.
Ignazio Cuncu Piano.
Ignazio Cuncu Piano.