Esistono
angoli di mondo - in Brasile, Kenya, Messico, Argentina, Filippine,
Belgio, Portogallo, Croazia, Germania, Italia, Svizzera, Korea e USA
- dove la crisi economica... non c'è. O perlomeno non è vissuta con
l'ossessivo patema del “si salvi chi
può!”,
ma come preziosa “opportunità” (questo, in effetti, il
significato di “crisi”) per imparare a
salvarsi insieme, preoccupandosi ognuno dei bisogni dell'altro
(l'esatto contrario dell'imperante logica di mercato).
Paradossalmente, gran parte dei protagonisti di questa felice
esperienza appartengono alle fasce più deboli dell'Umanità. La
loro ricetta si chiama: Economia di
Comunione (d'ora in poi: Edc).
L'Edc è una prassi permeata dalla logica del Vangelo: quella del
dare, del condividere. Una prassi
supportata da un folto numero di economisti, imprenditori e operai.
Una prassi ben collaudata, visto che laddove è in atto incrementa
voglia di vivere e dignitoso benessere economico. Una prassi da
alcuni definita come: “L'esempio più
chiaro di economia civile” (Stefano
Zamagni). Entriamo un po' nei dettagli. L'Edc sorge dall'intuizione
di una geniale santa del nostro tempo: Chiara Lubich (+ 2008),
fondatrice del Movimento dei Focolari. Nel 1991, Chiara visita Sao
Paulo, città dove uno sguardo sinottico può cogliere un devastante
divario sociale: moderni grattacieli quasi contigui a infinite
baraccopoli. Davanti a tale scenario la compassione di Chiara non
muore nel lasso di un'emozione, ma si trasforma in un progetto
economico:“ Ispirato dalla cultura del
dare, il cui scopo è mostrare un brano di umanità senza più nessun
indigente” (L. Bruni, Che
cos'è l'Edc?, Intervento per
l'inaugurazione del polo Bonfanti, Loppiano, 2006). Così, con
l'aiuto di persone di buona volontà (in gran parte impresari
sfiancati dal servaggio verso un profitto fine a se stesso) si dà
inizio ad un'esperienza imprenditoriale basata sull'integrazione
lavorativa/sociale delle persone emarginate. In che modo? Attraverso
tre azioni sinergiche finanziate dalla tripartizioni degli stessi
utili aziendali. In pratica, la prima
parte degli
utili:“
Resta reinvestita nell'impresa perché questa possa svilupparsi,
creare ricchezza e nuovi posti di lavoro”
(ib.). La
seconda
parte viene utilizzata per creare
centri di formazione a favore delle comunità che ruotano attorno
agli ambiti di lavoro; un vero e proprio investimento in cultura,
indispensabile per rimuovere le reali cause dell'indigenza. La
terza parte
degli utili è impiegata per fronteggiare le situazioni di emergenza
di quei membri che vivono in gravi situazioni di miseria, cercando
poi, un po' alla volta, di integrarli nella seconda e prima fase del
progetto. L'obiettivo ad ampio raggio va oltre la mera soluzione
occupazionale; è proteso - niente meno - a
trasformare il dramma degli ultimi nell'alveo generativo di una
cultura economica altra: simbolo di
una nuova Umanità, dove
il
servizio alla dignità di
tutti
sia l'unico fine dell'agire finanziario.
Pur nella sua originalità, l'Edc si nutre delle feconde espressioni
economiche fruite dalla storia del cristianesimo (quelle delle prime
comunità cristiane, del Monachesimo, dei Monti di Pietà, delle
Congregazioni religiose, delle Riduzioni americane, dei grandi santi
della carità, delle opere missionarie, delle encicliche sociali,
delle cooperative trentine) sempre sostenute da un'umanizzante
empatia verso le popolazioni affrante da soprusi, fame, ignoranza e
disperazione. Oggi le aziende che (nel mondo) aderiscono al progetto
“Edc” sono più di 860, alle quali se ne sommano: “Oltre130
definite simpatizzanti” (Wikipedia).
Tutte sono in fraterna relazione fra loro: per far osmosi della
creatività e competenza di tutti, per sostenersi nei momenti
difficili, per incoraggiare e accompagnare nuovi inizi in altri siti.
In chiusura vorrei far menzione di altre economie alternative, che in
diverse parti del mondo stanno generando un rigoglioso “sottobosco
impresariale dei poveri”, dove
persone escluse dal sistema dominante, ritrovano protagonismo,
autostima e... fatturato. Penso, per esempio, alla Grameen
Bank, ai microcrediti in Africa e America Latina, ai 17 circuiti di
moneta complementare del Belgio, al circuito Sardex, alla sterlina
ecologica di Brixton, alla Banca Wir, ai circuiti alternativi in
Spagna, al LETS, alle Ithaca Hours. Fanno bene queste notizie, vero?
Peccato che i media ufficiali le divulghino
raramente!
Ignazio Cuncu Piano